Parlare di emozioni con i figli in emergenza

Parlare di emozioni con i figli in emergenza è molto importante. Eppure non sempre è così semplice. Le reazioni emotive che bambini ed adolescenti sono molto varie e non sempre passano attraverso le parole.

Come allora trasformare quelle sensazioni e quelle emozioni e farle fluire? Come possiamo parlare di emozioni con i figli in emergenza e supportare l’espressione positiva di ciò che  fa stare male in emergenza?

Ancora di più che in altri punti, come sempre, partiamo da noi stessi. Cosa stiamo provando rispetto a questa emergenza? Come stiamo gestendo le nostre emozioni? Quando potrebbe essere un buon momento per condividere con i figli? Quando invece ho bisogno di un tempo per me, prima di parlare con loro?

Bambini e ragazzi imparano da come ci comportiamo e da quello che vedono fare, più che da mille parole. Proprio per questo è importante gestire prima di tutto le nostre emozioni in modo positivo.

Sicuramente tutto questo significa che dovrete avere molta più pazienza del solito, proprio in un momento in cui anche voi siete sotto stress. Queste emozioni derivate dall’emergenza potrebbero esprimersi in  modi  strani e come abbiamo visto talvolta insopportabili per noi.

Ecco alcuni spunti che ci possono aiutare ad aprire un dialogo emotivo, parlare di emozioni con i figli e a supportarli nell’espressione di tutto quanto legato all’emergenza.

  • Parliamo di quello che proviamo noi stessi, ovviamente in modo contenuto. Potrebbero vedervi stanchi, tristi, arrabbiati, annoiati.. e potrebbero farvelo notare. Allora si può anche dire che è vero, che oggi la mamma è triste perché non vede la nonna da un po’ o che il papà è preoccupato. Ricordiamo sempre comunque di aggiungere un messaggio di speranza.
  • Validiamo queste emozioni sia in noi che in loro. Come dicevamo, ci viene da dire “non devi aver paura”, “sei grande e non devi piangere”, ecc. Vorremmo sempre che i nostri bambini siano felici e stiano bene. Ma a volte, potrebbe non essere quello che stanno provando. Il dire che non è giusto che ci sia quell’emozione non risolve la situazione. Anzi, spesso quello che poi accade è che bambini e ragazzi non parlino più con noi di quello, perché sembra che per noi non sia accettabile. E’ allora importante dire che è naturale sentire quell’emozione, soprattutto in questo particolare momento in cui siamo in emergenza.
  • Riconosciamo e rendiamo palese che emozioni, sensazioni, sentimenti come solitudine, noia, paura ansia, stress, rabbia.. possono essere normali in queste situazioni e che non sono i soli che li stanno provando. In un incontro in classe, proprio oggi un bambino diceva che non sapeva se dire una cosa, aveva paura che gli altri lo avrebbero un po’ preso in giro. Quando ha detto che mancavano molto i suoi compagni, tutti allora hanno detto che è una sensazione comune.. ed è stato naturale comprendere che questa mancanza e la tristezza connessa sono emozioni che proviamo tutti. Si sentiranno meno “strani”, come dice qualche ragazzo, e sarà quindi più semplice potersi esprimere.
  • Validiamo anche emozioni che per noi sembrano meno importanti. Tante volte ci viene da comprendere molto bene i nostri figli se stanno male per questioni che noi riteniamo importanti, come essere preoccupati per il nonno, che è risultato positivo al covid, oppure tristi per un lutto. Bambini e ragazzi potrebbero provare forti emozioni anche per questioni che a noi sembrano più banali. Una festa annullata, il concerto del cantante preferito a cui non posso andare, giocare con i cuginetti.. per loro sono cose importanti ed è normale che possono star male per questo.
  • Traduciamo noi in parole emozioni che non riescono ad esplicitare. Perché nostro figlio si sta comportando così? Come mai ha lanciato tutto in aria? Perché è silenzioso? Proviamo ad interpretare l’emozione che c’è dietro quel comportamento e proviamo a nominarla. Bastano semplici frasi come “mi sembri arrabbiato oggi”, “questa cosa mi sembra che ti renda molto triste”, “ mi pare che sei molto preoccupato”. Aiuterà loro a dare un nome a quello che stanno provando e si sentiranno più liberi di poterlo esprimere. Sappiamo bene quanto invece questi comportamenti a volte possano irritarci. Ma sono segnali per voi. Sono tentativi di comunicarvi qualcosa. Cosa?
  • Utilizziamo anche l’immedesimazione in qualcun altro. Non sempre infatti è semplice parlare in prima persona di quello che non ci fa stare bene. I bambini più piccoli, spesso, riescono di più a raccontarvi quello che provano se invece di parlare loro, fanno parlare un pupazzetto, un amico immaginario, un personaggio preferito. Questi possono essere ottimi alleati per iniziare conversazioni. Potete ad esempio chiedere al peluche preferito “Spiderman, ma come sta oggi Maria? Mi sembra che abbia qualcosa che la preoccupa”.. e spesso incredibilmente Spiderman vi risponderà. O anche rivolgervi direttamente al pupazzetto: “Spiderman, oggi sei molto triste, che succede?!”. Per i più grandi, invece, potete partire parlando di come stanno i loro amici.. e a volte nel selezionare quello da dire, vi parleranno anche di loro.
  • Parliamo anche delle cose più complesse. Bambini, bambine ed adolescenti, ad esempio, potrebbero sviluppare una forte paura di perdere qualcuno di caro. Non è semplice parlare di morte, ma è una cosa veramente importante. Prendete il vostro tempo anche per rifletterci come adulti, ma poi se questo emerge, è importante affrontarlo. Se i nostri figli non ne parlano con noi, non significa che non avranno quella paura. Possiamo anche utilizzare delle modalità alternative, come quelle su cui rifletteremo nel prossimo articolo.

Se nonostante tutto questo, le parole sono troppo difficili da utilizzare, non significa che non ce la possiamo comunque fare. Infatti, possiamo utilizzare modalità più creative che permettono allo stesso modo di non tenere dentro quelle sensazioni che non ci fanno star bene. Vedremo presto proprio come parlare di emozioni in maniera alternativa.

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