Famiglie tra emergenze e possibili traumi

In questo delicato momento,  ci troviamo come famiglie tra emergenza e possibili traumi. La situazione che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, e che sembra ci accompagnerà ancora per un po’, ci sta mettendo a dura prova.

Ma cosa significa trauma?

In tutta la relativamente breve storia della psicologia, sono state date varie definizioni a questo termine. In generale, il trauma può essere una conseguenza di una situazione, di un evento, di un momento che è molto forte emotivamente per noi e che minaccia la nostra stessa vita. Queste situazioni così forti e pericolose, come quella che stiamo vivendo, possono provocare  una “frattura” emotiva  in noi, nei nostri figli, nella nostra famiglia, in tutta la comunità. Questa frattura, va a minare il nostro senso di stabilità, la nostra percezione di sicurezza. Non solo! Può anche minare fortemente la nostra idea di continuità, la nostra narrazione di vita.

Ognuno di noi è unico, così come uniche sono le sue modalità di reazione agli eventi. Una stessa situazione molto forte e potenzialmente traumatica, come questa pandemia, può provocare reazioni molto diverse in ciascuno di noi ed in ciascuna famiglia. Tutti noi, chi più e chi meno, in questo momento siamo esposti a forti paure e ad una reazione di stress, come abbiamo visto.

Ogni nostro figlio ed ognuno di noi può reagire a questo evento stressante in maniera differente in base alle risorse che abbiamo dentro e fuori di noi, all’impatto che ha avuto l’evento sulla mia vita, alle mie caratteristiche, al momento di vita che sto attraversando..

A qualcuno di noi, può accadere che, oltre alle normali reazioni, comuni per noi adulti, per bambini o adolescenti, sia complicato o impossibile elaborare quanto sta accadendo in modo funzionale.

 Ma cosa significa nel concreto? Pensiamo ad un vaso. Un evento molto forte a livello emotivo e che minaccia la nostra sopravvivenza potrebbe trasformare questo vaso in mille cocci. Normalmente, il primo momento potremo fare più fatica a vedere di nuovo tutti i cocci insieme e sentirci sotto stress ed avere le reazioni che abbiamo descritto. Pian piano, però possiamo utilizzare le nostre risorse, le risorse della nostra famiglia e dei nostri cari, per ricostruire qualcosa con quei cocci. Non verrà mai il vaso esattamente come prima, perché quell’evento è accaduto. Allo stesso modo, non significa che non possa esserci ancora qualcosa di bello e di diverso. Lo vedremo fra pochissimo!

A qualcuno di noi, però, può accadere che non riesca a vedere null’altro se non quei cocci. Frammenti di ricordo quindi, non riescono a riprendere senso insieme agli altri frammenti, ma rimangono tutti spezzettati ed insensati. Questo può provocare delle reazioni difficili, farci sentire costantemente in pericolo, e senza possibilità di poter da soli ricucire tutto quanto è stato rotto.

Famiglie tra emergenza e possibili traumi

I giapponesi usano una particolare tecnica, il kintsugi, che si usa proprio con i vasi rotti. Quando un oggetto in ceramica si rompe, come si può fare? Si può riparare con l’oro! In questo modo un vaso rotto può diventare ancora più bello di quanto non fosse prima. Un vaso rotto non significa che la sua vita è finita: le sue fratture possono divenire molto preziose.

Cosa ci insegna questo rispetto a questa situazione complessa che stiamo vivendo? Possono accadere momenti in cui le fratture ci sono. In quei momenti, ci sembrerà di vedere solo inutili cocci. Spesso può capitare di vedere queste nostre ferite come imperfezioni, fragilità, cose che non vanno bene. Possiamo anche sentirci in colpa per non essere “bravi”, “forti”, “indistruttibili”, “perfetti”.   

Eppure, la vita di ognuno di noi può avere momenti così complicati da farci andare in mille pezzi. E’ normale e capita a tutti noi. Come allora nella tecnica del kintsugi, quando questo ci accade possiamo usare questi cocci e creare qualcosa di ancora più prezioso.

Ci vuole impegno e fatica, è vero! E questo può molto spaventare, ne sono sicura! Non possiamo scegliere di non vivere queste esperienze complesse. Non abbiamo scelto di vivere un’emergenza di questa portata, non volevamo certo che un virus cambiasse così tanto la nostra vita. Eppure è accaduto e questo può far molto male, sia a noi che ai nostri figli.

Ascoltare questa sofferenza ed accettarla è un primo passo. Accarezzare delicatamente quei cocci, ed anche arrabbiarci con loro. Curare una ferita di questo tipo può aver bisogno di tempo, di cura, di pazienza.

Come allora poter elaborare il trauma?

Rimettere insieme i cocci di questo vaso rotto potrebbe farci attraversare delle fasi dolorose.

  • Probabilmente all’inizio l’impatto emotivo può essere molto forte. Potremmo avere reazioni che ci fanno male come gli incubi, volerci isolare, sentirci molto tristi. Quei cocci potrebbero sembrarci solo inutili o solo armi che feriscono.
  • E’ fondamentale però, piano piano, pensare all’impensabile, cercare di capire che cosa provo e sento, esprimere tutto quello che mi fa male.. ed anche questo può essere molto doloroso. Così si può passare ad osservare quei cocci, pensare a quanto mi piacesse quel vaso intero, a come ogni piccolo pezzo ha un significato importante.
  • Dopo aver attraversato questa tempesta, piano piano potrò arrivare ad accettare quanto accaduto, comprenderlo, sentirmi meno impotente. Avendo ben osservato i miei cocci, allora, posso iniziare a pensare a come poterli mettere insieme, a quali usare, quali lasciare, quali valorizzare. Posso scoprire la magia di far nascere qualcosa di speciale da quelle fratture.
  • Anche una volta che la mia nuova opera d’arte è pronta, non è finito. Dovrò imparare pian piano a convivere con tutto ciò. Le fratture rimangono, anche se sono belle. Magari in occasioni di ricorrenze, anniversari, compleanni.. qualche emozione si potrà far risentire. In modo diverso, certamente, ma è una parte di noi!

Il trauma può trasformarsi anche in crescita, in uno stimolo al miglioramento, risvegliando capacità che non pensavamo di aver di fronteggiare eventi anche molto critici. Possiamo ricostruire, cambiare, rafforzare legami, poter esprimere meglio le emozioni.. abbiamo la magia per farlo.

Fondamentale però è curare quella ferita.

Facciamo attenzione perché il trauma si può trasmettere di generazione in generazione se non è risolto. A volte i nostri cari possono portare il peso di ciò che noi stessi non riusciamo a portare. Rielaborare ora gli aspetti più disturbanti del Coronavirus, può proteggere le generazioni di domani, non solo noi. Consegniamo ai nostri figli, ai nostri nipoti, alle future generazioni un’opera kintsugi; evitiamo di regalare loro cocci.

Prendersi cura di noi e dei nostri figli, potrebbe essere ancora più importante perché è un’emergenza diversa, in cui abbiamo visto un inizio , stiamo vedendo come prosegue e non sappiamo e non riusciamo a vedere la fine. Questa incertezza prolungata può avere impatti forti su noi stessi e sui nostri figli.

Non è semplice essere adulti, bambini, adolescenti, famiglie in bilico tra emergenza e possibili traumi. Chiamare uno specialista può essere una forza, una risorsa esterna importante. Usiamo le risorse che abbiamo, come quando andiamo dal medico o in pronto soccorso. Come quando ci capita di ferirci fisicamente, la ferita che non viene curata, può infettarsi e farci molto più male a lungo andare. Prendiamocene cura, facciamola cicatrizzare. La cicatrice è una ferita guarita.

A presto, parleremo di questa nuova “normalità”, della fase due e poi faremo qualche riflessione per la scuola.

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