La scuola in emergenza, in generale, deve molto riadattarsi. L’emergenza Coronavirus, con le sue caratteristiche, però, crea un qualcosa di molto diverso dalle ultime emergenze che abbiamo visto o vissuto.
Infatti, la scuola è stata la prima a chiudere per questa pandemia.. e probabilmente sarà l’ultimo luogo a riaprire. Molto strano, rispetto a ciò che si è soliti fare in situazioni critiche di altro tipo. La scuola è uno dei primi luoghi che si cerca di riaprire per i tanti significati che questa istituzione ha per bambini, bambine, adolescenti e famiglie.
Il mondo scuola, allo stesso modo, ha dimostrato una grande forza ed una grande adattabilità, è ripartito anche se in modalità a distanza. Ogni insegnante ed ogni istituzione, giustamente, ha scelto i modi ed i tempi più adeguati ai suoi studenti, agli insegnanti stessi, al suo contesto. Ma allo stesso modo, quello che sento incontrando docenti, famiglie, bambini, ragazzi.. è sempre la grande voglia di mettersi in gioco che la scuola ha dimostrato.
Non è semplice! Non è semplice per me entrare nelle nuove classi online, né quando conosco molto bene uno ad uno i componenti, né quando invece sono una sconosciuta che da dietro ad uno schermo chiede di attivarsi in modi “strani”. E non deve esserlo per voi insegnanti, per le famiglie, per i bambini e per gli adolescenti. Anzi, voi vivete da vicino ed in prima persona tutto questo ogni giorno.
Essere una scuola in emergenza significa dover capovolgere tutto quello che abbiamo conosciuto della scuola.
Ed ecco che allora potremo fare insieme delle riflessioni che in questi mesi di scuola a distanza, da osservatrice esterna della scuola e a volte da partecipante in punta di piedi, mi viene da fare. In questo momento le elenchiamo, per poi riprenderle piano piano una alla volta.
- Partiamo da noi stessi, da come stiamo in questa scuola così diversa? Che emozioni proviamo? Ci stiamo prendendo cura di noi?
- Chiediamoci che cosa significa essere una scuola resiliente, una scuola che resiste anche a questo stravolgimento. Sembra un aspetto banale, ma questa resistenza è qualcosa di fondamentale per ogni attore che popola la scuola. E’ un messaggio di speranza. La scuola, anche se in modi diversi da quelli conosciuti, resiste, non lascia soli bambini, adolescenti e genitori. Anche nelle situazioni individuali più complesse, gli insegnanti si sono spesi, trovando modi originali per non lasciare indietro nessuno.
- La relazione, aspetto fondamentale nell’apprendimento e nella scuola. Relazioni tra pari, tra docenti ed alunni, tra scuola e famiglie.. E’ tutto più semplice quando queste relazioni si curano e si coltivano in presenza. Allo stesso modo, questa importanza rimane anche a distanza. Anzi, molto di più! Bambini ed adolescenti ne hanno un bisogno estremo, ancora più di prima. E per noi adulti non è tanto diverso!
- Riserviamo una riflessione alla dimensione del tempo. Quanto è stata scombussolata nelle nostre vite! Il tempo scuola in emergenza è diventato molto differente dal tempo scuola che avevamo in presenza. Pensiamo a quanto questo ritmo sia importante per i più piccoli e capiamo anche in che modo poter garantirlo. E non dimentichiamo noi stessi come insegnanti! Calibrare anche il tempo per il lavoro ed il tempo per noi stessi potrebbe essere più difficile in questa situazione critica, anche per le fasi psicologiche che possiamo attraversare o per le nostre reazioni, comuni a chi vive un momento emergenziale.
- Come insegnanti, staremo anche gestendo le preoccupazioni delle famiglie, dei bambini e degli adolescenti che incontriamo nel nostro lavoro. Le richieste dei genitori, in emergenza, potrebbero essere molto aumentate così come la richiesta di supporto e di sostegno.
- Ed il punto precedente ci porta allora a chiederci come possiamo supportare le famiglie, i nostri bambini, i nostri ragazzi in questa grande sfida che ci poniamo tutti. Come stare accanto a loro, nelle loro faticose emozioni, nelle loro reazioni, nelle loro preoccupazioni.
- C’è poi il programma, un programma che non può essere uguale a quello che abbiamo seguito nelle lezioni in presenza. E come riadattarlo? come unire le pressioni che sentiamo arrivare da tutti i lati?
- Il bullismo ed il cyberbullismo non vanno in quarantena! Anzi, in alcuni casi, l’emergenza ha acuito una sofferenza già grande e ha creato dinamiche ancora più faticose.
- Vicinissima la chiusura della scuola, una chiusura che sarà molto diversa da quella che abbiamo sempre vissuto ed immaginato. Il momento del saluto è molto importante, ancora di più se la nostra classe è in chiusura del ciclo. Sto facendo un po’ di percorsi con classi che si stanno salutando ed insieme proveremo a fare delle riflessioni sugli spunti costanti che arrivano da bambini, ragazzi e dai loro adulti di riferimento.
- Al contempo, ci sarà una riapertura differente, una riapertura dopo così tanti mesi distanti e con delle misure ancora non chiare. Quali sono le nostre fantasie? Che pensieri popolano la nostra mente? E quanto incidono anche ora sul mio lavoro.
Un pensiero finale a tutti quei bambini e quegli adolescenti (ed ai loro insegnanti) che invece non hanno mai visto una scuola NON in emergenza. Penso ai ragazzi di L’Aquila, che dicono che sono entrati a scuola in emergenza e la pandemia ha rimesso ancora una volta la scuola in emergenza, proprio ora che invece la situazione stava cambiando , si ritrovano con una scuola ancora più in emergenza, perchè non ci si può nemmeno vedere. Ma la scuola allo stesso modo è riuscita sempre a reinventarsi, grazie a docenti, genitori e agli stessi bambini e ragazzi!
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